Pieve di Sorano

La pieve di Sorano, un luogo e molti popoli: qui, nel tempo, si sono succeduti Liguri, Romani, Bizantini e Longobardi.

A confermare che le radici del luogo affondano in una storia millenaria, c’è stato il ritrovamento delle statue stele, i misteriosi monumenti in pietra realizzati dagli uomini che popolavano la Lunigiana nell’età del bronzo.

Ben sette ne sono infatti state rinvenute nello spazio circondante la pieve.

Oggi, cinque di queste statue sono raccolte nell’affascinante museo allestito all’interno del Castello del Piagnaro di Pontremoli, mentre le altre due hanno trovato collocazione all’interno dell’edificio religioso.

Dove ora sorge la pieve di Sorano, dedicata a Santo Stefano, in passato erano stati eretti edifici con funzioni diverse: storicamente accertate sono la mansio romana e le fortificazioni bizantine.

E proprio una parte delle mura di queste ultime sono state utilizzate nell’XI secolo per realizzare questo edificio religioso che, oggi, perfettamente conservato, è in grado di raccontare la sua storia all’osservatore attento.

Osservando le sue murature, infatti, non può sfuggire l’incongruenza presente nell’insieme dell’impianto, dove parti realizzate con pietre di fiume, alternantesi con altre in cui sono presenti conci squadrati, ci indicano chiaramente l’inglobamento di porzioni di costruito preesistente.

Distante circa 6 km dal casello dell’autostrada di Pontremoli e 16 da quello di Aulla, la Pieve di Sorano si trova direttamente lungo il tratto di strada statale della Cisa, la SE 62, che unisce queste due cittadine della Lunigiana.

Importante dipendenza della Diocesi di Luni che al tempo svolgeva anche funzioni amministrative, questo luogo rivestiva una grande importanza derivante dal fatto di essere deputato alla riscossione delle gabelle versate da coloro che transitavano sulla adiacente via francigena.

Pieve di Sorano: l’edificio

L’edificio in stile romanico è elegante e si presenta con una facciata essenziale, a capanna, al cui interno campeggia il rosone polilobato posto al di sopra del semplice portale.

L’interno è a tre navate, con quella centrale di maggiori dimensioni rispetto alle altre due ed i rispettivi spazi sono delimitati da colonne rotonde sormontate da capitelli riportanti incisioni.

Su uno dei paramenti murari soprastanti le colonne si trova una strana decorazione, quella che sembra rappresentare una figura infantile che esibisce il proprio organo sessuale e che ha dato origine a svariate interpretazioni.

Il presbiterio leggermente sopraelevato va a concludersi in tre absidi ed anche qui, quella centrale con dimensioni più importanti è affiancata dalle due più piccole e con una particolare caratteristica inerente le finestre monofore inserite nelle stesse, orientate a sinistra rispetto all’asse centrale dell’edificio.

Una caratteristica scientificamente studiata per consentire al sole di filtrare, in ogni stagione attraverso una monofora diversa, fornendo quindi alla popolazione del luogo, per lo più contadina, una indicazione incontrovertibile in merito al passaggio delle stagioni.

Infine, a lato della chiesa è presente un campanile quadrato e poco slanciato che mostra chiaramente di non essere stato costruito con questa funzione bensì di essere il frutto del recupero di una preesistente torre di avvistamento.

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